Cari ragazzi, 

l’ansia e la trepidazione che voi avete avuto nel vostro primo giorno di scuola, noi l’abbiamo vissuta negli anni ‘90 quando è iniziata la nostra avventura al Brocchi come docenti. Ad accoglierci come persone, a farci conoscere la complessità di un istituto in piena sperimentazione, ad aggiornarci sulle tante nuove forme di didattica nonché a controllarci in modo rigoroso e sistematico, c’era una persona speciale: la Preside Gianna Miola. 

Donna brillante, energica, elegante, intelligente, aveva la risposta pronta a tutte le nostre domande, ci motivava ad impegnarci in vari progetti, ci dava fiducia nonostante avessimo poca o nessuna esperienza, ci ringraziava per il lavoro svolto, così come ci correggeva se qualcosa non era perfetto come voleva lei insegnandoci così che ogni cosa va fatta al meglio.

Il liceo Brocchi era conosciuto nell’ambiente scolastico vicentino come “l’istituto superiore retto dalla preside Miola” e come tale era considerato una vera e propria “palestra di roccia” per un insegnante alle prime armi, privo di esperienza, ma desideroso di entrare in fretta nel mondo della didattica.

È stato qui che abbiamo imparato a metterci in gioco, a studiare, ad approfondire, a considerare i punti di forza e di criticità, ad inseguire il “pensiero divergente” e a capire che la nostra professione andava sempre coltivata, rinnovata, perché i ragazzi, i tempi, le generazioni sono in continua evoluzione. Infatti la preside Miola esordiva dicendo: “Gli studenti cambiano ogni cinque anni” e questo ci faceva capire quanto importante fosse puntare sempre lo sguardo oltre.

Avevamo insomma l’impressione di costruire mattone dopo mattone una casa in cui al centro, come ripeteva continuamente, ci doveva essere lo studente, ossia voi, meta ultima del nostro lavoro quotidiano. Nel momento dello scrutinio non ci chiedeva mai solo le medie, ma ci diceva “Lei professoressa/professore come vede, con che occhi guarda Luca, Arianna, Giulia…?” Ci esortava a guardarvi a tutto tondo, a non considerarvi mai dei numeri segnati sul registro, ma delle persone in evoluzione e ci chiedeva, in quanto docenti, di interrogarci ogni volta sulla vostra crescita.

Parole seguite dai fatti, perché la preside Miola era sempre vicina allo studente, ne conosceva la storia familiare e personale, che con grande equilibrio faceva valere al momento dello scrutinio.

Era la prima ad arrivare a scuola e l’ultima ad uscirne, era un vulcano di idee, era instancabile e ci ha sicuramente infuso quel senso del dovere che speriamo di aver trasmesso anche noi ormai a varie generazioni di studenti. 

Aveva una straordinaria capacità oratoria e le sue parole trascinavano perché autentiche e piene di passione. Scuoteva l’animo delle persone perché dimostrava di coglierne i propositi, le ambizioni, che in fondo nemmeno loro si rendevano conto del tutto di avere. Era orgogliosa dei risultati raggiunti dal Brocchi e ci trasmetteva quel senso di appartenenza alla vita scolastica fatta di condivisione da parte di tutti, perché tutti operassero per il bene collettivo nel rispetto e nella stima reciproca.

Severa? Sì, molto. Ma era quel rigore necessario se si vuole costruire qualcosa di solido e duraturo… Era rispetto per le istituzioni, senso di una costruzione comune a cui lei ci chiamava ogni giorno, anche nelle piccole cose: sapeva che mantenere il decoro degli ambienti e la cura per i luoghi della nostra vita a scuola voleva dire riconoscere che la scuola era la casa di tutti.   

Sapeva anche essere dolce.

Sono passati ormai 30 anni da quel primo giorno, ma noi non saremmo i docenti che siamo se non ci fosse stata la nostra cara Preside Miola.

Grazie Gianna.

Antonella Carullo, Antonella Ceccato, Alessandro Seganfreddo, Chiara Zizzola, Costanza Minati, Francesco Mezzalira, Gemma Romano, Giordano Dellai, Giambattista Bonato, Giovanna De Antoni, Giovanni Ferraro, Maria Agnello, Maria Antonella Guerrieri, Maria Grazia Maino, Marina Tessarin, Mauro Camazzola, Monica Zampese, Paola Rossi, Roberta Passuello, Sergio Cortese, Stefano Stella, Uta Molin